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Sacchetti BIO cosa prevede la legge

Prendo a prestito, un articolo di Altroconsumo poichè ritengo sia interessante per gli utenti,sapere cosa dice la legge in merito i sacchetti ecologicici previsti dalla normativa

SACCHETTI BIO COSA PREVEDE LA LEGGE

 

“Cosa prevede la legge

L’obbligo dei sacchetti biodegradabili è previsto dalla legge 123/2017, emanata anche per recepire una direttiva dell’Unione europea in tema di materiali di imballaggio. La normativa prevede che, a partire dal 1° gennaio 2018, tutti i sacchetti utilizzati come imballaggio primario per gli alimenti sfusi, dalla verdura ai prodotti ittici, debbano essere biodegradabili e compostabili. L’obiettivo della direttiva Ue è quello di evitare di immettere sul mercato sacchetti di plastica leggera, con la conseguente riduzione della quantità di rifiuti di plastica da imballaggio che, sempre più spesso, finisce nell’ambiente.

Un impatto devastante per l’ecosistema

Solo in Europa sono oltre 8 miliardi i sacchetti di plastica che ogni anno si disperdono nell’ambiente: sfuggono alle maglie della raccolta dei rifiuti e finiscono per accumularsi nell’ambiente, specie in quello marino. Gli ultimi dati a disposizione sono piuttosto allarmanti: frammenti di plastica sono stati trovati nel 94% degli uccelli marini del mare del Nord, ma anche nello stomaco di tartarughe e mammiferi marini. Oltre al pesante impatto sull’ecosistema, le implicazioni di questo mare di plastica sono diverse e i danni calcolati riguardano più aspetti:

  • Ambientale 
    Dovuto all’inquinamento dell’acqua, dell’aria e del suolo;
  • Economico
    Dovuto alla perdita di materie prime, al minore introito per l’industria del riciclo e all’aumento dei costi di pulizia ambientale;
  • Sociale
    Causa la perdita del valore estetico del paesaggio e implica possibili danni alla salute.

Cosa hanno di diverso i nuovi sacchetti?

Tutti i sacchetti utilizzati per l’acquisto di alimenti sfusi nei supermercati come frutta, verdura, alimenti del reparto gastronomia, prodotti da forno, quelli di macelleria e pescheria devono essere biodegradabili e compostabili. Sono contraddistinti da questi marchi:

I marchi che contraddistinguono i sacchetti biodegradabili compostabili

I sacchetti devono essere prodotti con materie prime rinnovabili in proporzione crescente negli anni. Si parte dal 40% previsto per il 2018 e si passa poi al 50% nel 2020, per arrivare al 2021 con sacchetti composti al 60% da materie prime rinnovabili. Devono anche essere idonei a conservare gli alimenti, proprio perché spesso sono a contatto diretto con il cibo.

Un costo che non può essere sostenuto solo dai consumatori

Per scoraggiarne l’abuso e il “self service”, questi sacchetti vengono distribuiti a pagamentoe il loro costo viene riportato direttamente sullo scontrino fiscale. Ogni singolo bio shopper ha un costo che può variare a seconda del punto vendita da 1 a 10 centesimi. Un costo che è sembrato spropositato per tanti, ma non bisogna sottovalutare la possibilità di riutilizzarli per la raccolta dei rifiuti umidi. Infatti, se il prezzo unitario dei bio shopper dovesse attestarsi sui 2 centesimi, considerando anche che il costo medio per un sacchetto compostabile si aggira intorno ai 22 centesimi, riutilizzarlo consentirebbe comunque di risparmiare. Il vantaggio di questi sacchetti sta anche nel fatto che si deteriorano in tempi molto più rapidi(scompaiono in circa 12 settimane) rispetto a quelli tradizionali, senza accumuli nelle acque e senza costituire un rischio per le specie animali. Una cosa certa è che il mercato si prepara a una piccola rivoluzione, ma è anche vero che non possono essere solo i consumatori a pagarne il prezzo.

Etichette e guanti monouso: qualche dubbio ancora persiste

I dubbi sulla nuova norma sono ancora tanti, a iniziare dai controlli. Nonostante le multe annunciate per chi non dovesse adeguarsi (i supermercati rischiano una sanzione che va dai 2.500 ai 25.000 euro), da più parti arrivano le segnalazioni di punti vendita intenti a smaltire le scorte di sacchetti non a norma, per poi lasciare spazio a quelli di nuova generazione. Un altro dubbio ricorrente riguarda le etichette: essendo stampate su carta chimica (avendo quindi adesivo e inchiostro), rendono di fatto il sacchetto non compostabile. Se si prova a staccarle, il rischio è che il sacchetto si rompa. Come fare allora? Alcuni propongono di applicare le etichette sui manici delle buste, così che sia più semplice tagliarle via con l’aiuto delle forbici. Se da un lato si cerca di trovare soluzioni al problema delle etichette, dall’altro c’è chi solleva la questione dei guanti di plastica obbligatori per scegliere i prodotti freschi: perché questi continuano a essere prodotti con plastiche non biodegradabili? Ultimo, ma non ultimo, il tema del riutilizzo dei bio shopper e la scelta di sacchetti propri. Entrambe sembrano non essere alternative valide, perché non riuscirebbero a garantire le norme igieniche previste in materia alimentare.”

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